New post:
Icona per eccellenza di moda e stile, Audrey è per tutti un modello
di vita, segnata da difficoltà ma arricchita da grandi affetti.
I veri miti generano emblemi potenti: Parigi e la sua Tour
Eiffel, Audrey Hepburn e un certo abito da sera nero. Lungo, portato con cinque
fili di grandi perle, una tiara e dei lunghi guanti neri, è il modello con cui
lei appare nella scena che apre "Breakfast at Tiffany's", un punto di
riferimento ricorrente in termini di stile tanto nel mondo della moda quanto
per il pubblico in generale fin dall'uscita del film, quasi mezzo secolo fa.
Eppure questo è soltanto un esempio della miriade di look
memorabili che fecero di Audrey Hepburn una delle più
affascinanti star della storia del cinema. I suoi intensi quindici anni in cima
alle gerarchie di Hollywood, dai primi anni Cinquanta fino alla seconda metà
dei Sessanta, coincisero e s'intrecciarono con un momento molto significativo
della moda, quando le norme altere della haute couture dovettero cedere a una
nuova e frizzante ondata di cambiamenti spinta dai giovani.
Oltre all'età giusta, Audrey possedeva anche l'esatta combinazione di attributi
richiesti allora: era raffinata e dandy, distinta e distesa.
Non c'era - e non c'è ancora - nessuna altra star, nel cinema come pure nella
moda, dotata di una uguale eleganza, portata apparentemente senza sforzo, e
capace al contempo di un sorriso ampio e genuino come il suo.
Ma donne favolose come Audrey Hepburn non esistono per caso, o per un colpo di
fortuna. Disciplinata e colta, lei possedeva innanzitutto un'anima
bella e un cuore tenero. Nei suoi ultimi anni, percorse come
impegnatissima ambasciatrice per l'Unicef i paesi più poveri del pianeta,
aiutando di maniera concreta i bambini nel più disperato bisogno. Il suo ultimo
ruolo nel cinema era stato quello di un angelo.
"La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perchè quella è la porta del suo cuore, il posto nel quale risiede l'amore."
I
veri miti generano emblemi potenti: Parigi e la sua Tour
Eiffel, Audrey Hepburn e un certo abito da sera nero. Lungo,
portato con cinque fili di grandi perle, una tiara e dei lunghi
guanti neri, è il modello con cui lei appare nella scena che apre
"Breakfast at Tiffany's", un punto di riferimento ricorrente in
termini di stile tanto nel mondo della moda quanto per il pubblico
in generale fin dall'uscita del film, quasi mezzo secolo fa. - See more
at:
http://www.vogue.it/magazine/people-in-vogue/2010/05/audrey-hepburn#sthash.0su8fWjN.dpuf
I veri miti generano emblemi potenti: Parigi e la sua Tour
Eiffel, Audrey Hepburn e un certo abito da sera nero. Lungo,
portato con cinque fili di grandi perle, una tiara e dei lunghi
guanti neri, è il modello con cui lei appare nella scena che apre
"Breakfast at Tiffany's", un punto di riferimento ricorrente in
termini di stile tanto nel mondo della moda quanto per il pubblico
in generale fin dall'uscita del film, quasi mezzo secolo fa.
Eppure questo è soltanto un esempio della miriade di look
memorabili che fecero di Audrey Hepburn una delle
più affascinanti star della storia del cinema. I suoi intensi
quindici anni in cima alle gerarchie di Hollywood, dai primi anni
Cinquanta fino alla seconda metà dei Sessanta, coincisero e
s'intrecciarono con un momento molto significativo della moda,
quando le norme altere della haute couture dovettero cedere a una
nuova e frizzante ondata di cambiamenti spinta dai giovani.
Oltre all'età giusta, Audrey possedeva anche l'esatta combinazione
di attributi richiesti allora: era raffinata e dandy,
distinta e distesa. Non c'era - e non c'è ancora - nessuna
altra star, nel cinema come pure nella moda, dotata di una uguale
eleganza, portata apparentemente senza sforzo, e capace al contempo
di un sorriso ampio e genuino come il suo.
Per il suo secondo film a Hollywood, Sabrina,
scelse di essere vestita da Hubert de Givenchy. Da
allora, fu lui il suo couturier, sullo schermo e nella vita, una
congiunzione perfetta, confermata dal tempo oltre che da
quell'abito da sera nero. Metà inglese, metà olandese, Audrey
incarnò lo chic di Parigi non soltanto in film quali Funny
Face e Charade, ma ancora sulle pagine di
Vogue, in anteprime sempre attuali delle collezioni di
Givenchy, oppure in spiritosi riassunti del prêt-à-porter
francese.
Dopo tutto, a scoprirla a Montecarlo era stata nientemeno
che Colette. Seduta nella sua sedia a rotelle, la grande
femme de lettres seppe subito che la dicianovenne carina che
attraversava l'ingresso del Hôtel de Paris sarebbe stata "a very
good Gigi". Guarda caso, la ragazza - apprezzata per
"buonumore, vivacità e chic francese" - era un'esordiente attrice
inglese, e alla produzione di Gigi a Broadway mancava
ancora e soltanto la protagonista. Fu un avvio davvero
promettente.
Ma donne favolose come Audrey Hepburn non esistono per caso, o per
un colpo di fortuna. Disciplinata e colta, lei possedeva
innanzitutto un'anima bella e un cuore tenero. Nei suoi
ultimi anni, percorse come impegnatissima ambasciatrice per
l'Unicef i paesi più poveri del pianeta, aiutando di maniera
concreta i bambini nel più disperato bisogno. Il suo ultimo ruolo
nel cinema era stato quello di un angelo. - See more at:
http://www.vogue.it/magazine/people-in-vogue/2010/05/audrey-hepburn#sthash.0su8fWjN.dpuf